Facebook, un mondo impossibile
- di Francesca Ancona
- 10 giu 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Mi sono iscritta al famoso social network nel 2008 per caso, non amo le cose alla moda. Ne avevo sentito parlare e proprio per questo ne stavo lontana, sono troppo snob per le cose molto popolari. Ma, ahimè, avevo, ai tempi, una figlia ancora ragazzina che studiava lontano e che sapevo iscritta al social in questione. Una sera non riuscivo a contattarla per telefono, agitata, come ogni madre particolarmente ansiosa, guardo il pc e ricordo subito questo Facebook, provo ad accedervi e mi vien richiesta un'iscrizione che faccio subito con nome vero ma foto a cavolo e finalmente riesco ad entrare. Scrivo un messaggio a mia figlia e poi comincio ad esplorare questo mondo. Tutte le novità all'inizio sono divertenti e Facebook in fondo è un social molto ben fatto (rispetto agli altri che paiono solo siti d'incontri e ambiguità). Ci resto, è divertente! Comincio a conoscere gente, a mettere le mie vere foto, a stabilire con gli anni vere e proprie amicizie a cui ancor oggi sono affezionata.
Comincio ad accorgermi dell'utilità di Facebook, non un semplice social ma un vero strumento utile anche per hobby e lavoro. I primi anni sono stati bellissimi, partecipare a mostre, eventi, conoscere di persona artisti, fotografi, attori di teatro, fotografarli e postare tutto lì, ero diventata la fotoreporter degli eventi nostrani, pugliesi, di Fb. Poi trovai altre soluzioni, il mio giornale, ricerche, interviste, tutto a portata di mano. Ma erano altri tempi, si viveva ancora bene.
Oggi, invece, la crisi, la drammaticità di questa Italia che muore, ha portato sconquasso non solo nella vita reale ma soprattutto in quella virtuale, dove le notizie, vere e false, corrono come un tam tam imbestialito e deprimono, dove non puoi più parlare, esprimere un tuo pensiero, che la gente incattivita ti salta addosso e ti violenta di parole, dove tutti sono arrabbiati, l'uno con l'altro, e devi stare attento a come ti muovi per non offendere, per non accendere la miccia, dove tutti si lamentano (a parte qualche profilo oasi che cerca di dimenticare la realtà). Per star bene bisognerebbe avere pochi contatti, persone sicure e certamente vicine al tuo pensiero sociale, ma io ho accumulato troppi contatti strani, alcune persone non so neanche chi siano, e mi risulta difficile cancellare così tanti profili. Dopo l'ultima grande offesa personale subita, ho deciso di andarmene io.
Ammetto che questo social mi manca, mi mancano i miei amici virtuali simpatici con cui condividevo molte cose, purtroppo quando certe situazioni, comportamenti, entrano a dar parte del tuo quotidiano, come fare colazione, prendere il tè il pomeriggio o passare le notti in bianco a leggere le notizie degli amici, diventa quasi impossibile staccare del tutto e a volte penso di rientrare, ma c'è qualcosa che mi ferma, il forte pensiero che oggi relazionarsi civilmente è diventato non solo difficile ma pericoloso. C'è troppa tensione in giro e Facebook è diventato un conduttore di tensione. Per il momento è meglio star tranquilli, in silenzio, in astinenza social. Il social non è più social ma una torre di babele, un groviglio di nemici sconosciuti pronti ad usare le armi che tu stesso dai scrivendo i tuoi post, regalando attimi di vita tua, personale.
Chi sente la mia mancanza (mah, chissà) può trovarmi per ora qui o su Google più o su Linkedin, posti forse meno battuti o forse perché lì ho pochi contatti, oasi di pace e di noia che non ti fanno neanche venir la voglia spasmodica, la mattina, di accendere il pc, così fortunatamente ti godi di più la colazione sul terrazzo di casa e l'aria aperta ancora sincera. E' estate per fortuna e godiamocela, non di certo davanti ad un monitor, traditore per giunta!
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