ESCE IL PRIMO LIBRO DELLA FOTOGRAFA ROMANA GABRIELLA DEODATO
- Intervista di Francesca Ancona
- 28 mag 2015
- Tempo di lettura: 10 min

Gabriella Deodato
Si chiama "Luce q.b. Ricette d'aMore" il primo libro della fotografa romana Gabriella Deodato, una raccolta di fotografie che riassume la prima parte della sua avventura, del suo lavoro che ama da quando era bambina. I ritratti, le donne, le ombre, tra colore e bianco e nero, opere minimali di grande maestria e professionalità. Un libro mosso dall'amore, dalla passione, che sarà presentato in una mostra fotografica che si svolgerà Venerdì 19 Giugno 2015, alle ore 19, presso lo Spazio Espositivo “Via del Moro 49”, in Via del Moro 49 a Roma. Un libro che raccoglie tutta l'espressività di Gabriella, la sua intensità, il suo modo unico di vedere le donne, e anche gli uomini, non solo fisicità ma soprattutto essenza. In questa mia intervista Gabriella Deodato ce ne parla:
*Nella pagina NewsPhoto troverete alcune sue opere che andranno in mostra e nel libro
Io: Gabriella, sta per uscire il tuo primo libro, una raccolta dei tuoi lavori fotografici, «Luce q. b. Ricette d'aMore», allora ti chiedo: qual'è la ricetta per essere un bravo fotografo, che sia proprio l'amore?
Gabriella: Cara Francesca, prima ancora di iniziare a rispondere, ti faccio (come sempre) i miei complimenti per le tue domande, sempre intelligenti argute e stimolanti, spunto di ulteriori riflessioni, fotografiche e umane/sociologiche. Sì, sta per uscire il mio primo libro che ho intitolato “Luce q.b. Ricette d’aMore”, il cui filo conduttore è la Luce (il q.b. sta per “quanto basta”, la dicitura delle ricette di cucina) e per l’appunto l’Amore. Non a caso tutti i ritratti fotografici racchiusi in questo libro sono di persone con le quali ho un bel feeling a pelle, che siano volti noti o meno. Ti confesso che per la scelta del materiale ho agito solo ed esclusivamente col cuore! Non farò nomi, ma ho tolto alcuni volti noti fotografati con i quali non ho “legato”, perché desideravo un primo libro che fosse un concentrato ed un distillato d’Amore! Un libro fortemente voluto e riflettuto, la cui ricetta di base è solo ed esclusivamente l’amore e la Luce che ne deriva (quando è sano). Non saprei dirti quale sia la ricetta o l’ingrediente fondamentale “per essere un bravo fotografo”, sicuramente non sta a me dirlo ma penso sia effettivamente l’Amore, l’amore per tutto ciò che si fa, l’amore da mettere in ogni gesto sorriso o lacrima che sia in fotografia o meno.
Io: Come nasce questo libro, cosa ti ha spinto a mettere su carta le tue opere, cosa rappresenta per te e qual'è la sua essenza, a chi è dedicato?
Gabriella: Questa mia opera prima nasce da varie considerazioni: prima di tutto la consapevolezza di aver raccolto materiale sufficiente da farne un libro e dall’incontro con Danilo Bultrini (e Francesco Corti) della Alterego Edizioni che hanno creduto in me. E’ sempre emozionante chiamare a raccolta le proprie idee e i propri sogni e renderli tangibili. Questo primo libro rappresenta per me un bel traguardo, ma certo solo il primo di una lunga serie; che si tratti di mostre o altri libri. E’ un “bilancio” dei miei lavori fino ad ora, dal quale ri-partire. Sicuramente diversa, più grintosa ed ambiziosa, una nuova fase dei miei lavori. Spesso, quando guardo le mie foto passate, sono poche quelle che resistono al mio occhio critico nel tempo perché le “ultime” risultano sempre le più belle ed interessanti. Alcune, rare, rimangono “atemporali” nella loro essenza, sono quelle che ho scelto per il mio libro. L’essenza di questo libro fotografico è la Luce, in tutte le sue forme. Lo splendere o il (voler) rimanere in ombra, la luce timida birichina, seducente, il lampo, una luce diversa (foto di un transgender), la luce che unisce i vari punti di un volto, mettendo in ombra (o meno) i difetti, etc. Il libro è dedicato in primis a mia Madre, radice e fonte di amore primario e primordiale e alla mia migliore amica Mirella. E’ dedicato anche all’Uomo che amo, che con pazienza mi sopporta e mi supporta. Loro tre sono parte della mia crescita ed evoluzione e senza di loro oggi non sarei quella che sono. La M maiuscola del titolo è voluta ovviamente perché per me l’aMore si scrive cosi!
Io: Tu fotografi soprattutto donne, materne, sensuali, magiche, chi è la donna delle tue foto, cosa rappresenta nel tuo mondo?
Gabriella: Francesca, diciamo che più di tutto (almeno in questa fase della mia vita e del mio lavoro) amo fotografare LA Donna, intesa come Femmina. Cerco di tirar fuori da ognuna il lato migliore, quello più segreto più nascosto, a volte più “dimenticato” …meno nutrito nella sua femminilità. Quello più intimo, “per pochi”, a volte sconosciuto persino a loro stesse (è capitato). Il mio ideale di donna è effettivamente, riprendendo le tue parole, “materno, sensuale e magico”, soprattutto magico nel suo essere implicita, poco svelata, mai denudata completamente perché questo equivale a parer mio a spogliare il Desiderio. Un po’ tutto il contrario dello sbandierare di oggi! Io sono di origine siciliana e sento molto il richiamo della mia terra d’origine; la donna ha l’immenso potere di dare la vita, la donna è Pazienza è Tenacia, è capace di attese lunghe anni, capace di ammaliare con al sua dolcezza e con i suoi silenzi. Una donna sa istintivamente quando è il momento di “fare” o “non fare” qualcosa. Spesso basta davvero poco a valorizzare una donna: un bel trucco, la luce giusta. Uno sguardo diverso (il mio). E poi la confidenza, la fiducia e il dialogo fra me e loro. A volte alcune donne mi ispirano particolarmente e sono proprio io a chieder loro di posare per me, sono le mie “Muse” …. Finora solo due: Eva e Roberta (ovviamente presenti nel mio libro) ma è molto raro. Diciamo anche che è sempre più raro trovare una vera Donna; in giro c’è poca personalità e molto conformismo, tutti stereotipi. E’ convinzione comune che la donna si debba “acchittare” per risultare femmina ma a parer mio non è cosi, la femminilità sta nella dolcezza, nel buongusto, nella delicatezza. La bellezza è Armonia, finezza e un insieme di cose che molto poco hanno a che fare solo con l’abbigliamento e l’apparenza. La femminilità è un mix di istinto, detto-non detto, bellezza naturale e spontanea, essere un po’ selvagge e mai prevedibili, un po’ dolci, mai volgari, etc …. Lasciar intuire, mai svelare. E’ essere consapevoli del proprio potere di seduzione ma non darlo a vedere …. E’, a volte, far finta di essere ingenue, per far sentire “Uomo” il proprio uomo …. Potrei parlarne per ore!
Io: Invece l'uomo che parte ha?
Gabriella: L’uomo!! Mi dispiace dirlo, ma in giro vedo donne sempre meno donne e uomini sempre meno uomini. In generale, c’è una totale confusione (a volte addirittura “inversione”!) dei ruoli. L’uomo mi appare quasi impaurito o che da per scontato che una donna ci stia, ma la colpa è anche delle donne, se togliamo all’uomo il suo ruolo, perché poi ci lamentiamo? A parer mio, nulla (o poco) è cambiato rispetto ai tempi delle nostre nonne. Non parlo ovviamente di questioni sociali, ma di meccanismo uomo/donna perché siamo diversi! Tutto qui. Non si tratta di superiorità o inferiorità, ma di pura e semplice complementarietà e diversità. Le donne che si ergono a seduttrici attive non si lamentino se l’uomo scappa o le “usa” e basta perché dipende dal messaggio che lanciano, dallo sguardo all’abbigliamento al tono di voce alle azioni. Non c’è bisogno di sottolineare la seduzione femminile, è di per sé un controsenso credo. E tutti gli uomini che non spendono più tempo a corteggiare? Come biasimarli se di fronte si ritrovano panterone aggressive e già disponibili, già prevedibili nella loro intenzione finale, prede già morte, per dire. Quindi ti rifaccio la domanda, Francesca e te la raddoppio: L’uomo, dov’è? La donna, dov’è?
Io: Un mio amico fotografo, un grande fotografo, dedicò una recente mostra alla relazione, anche breve, che s'instaura tra fotografo e soggetto. Nel tuo caso, quali sono le sensazioni, lo scambio emozionale tra te e i tuoi soggetti?
Gabriella: Io dedico molto tempo ai “preliminari” fotografici, il dialogo. Intendo che è molto difficile riuscire ad immortalare l’anima di qualcuno, la sua essenza, in un paio di ore in una vita e con pochi scatti. Per avvicinarsi a ciò, un po’ come in una relazione sentimentale, si deve parlare. Il dialogo è per me alla base di un book fotografico; non scatto mai senza aver prima dedicato del tempo alla conoscenza. Ognuno di noi ha i suoi tempi e i suoi modi e io cerco sempre di mettere a proprio agio chi ho di fronte, di fare un book fotografico un po’ “diverso”, a metà fra ricerca psicologica ed estetica, un po’ come un “abito su misura”. Ogni persona ha la sua Luce (anche se a volte fatica ad esserne consapevole) quindi ogni book è a sé, e va costruito ad hoc. La relazione che si instaura fra me e il soggetto da fotografare spesso va oltre le foto e si trasforma nel tempo in amicizia. Fondamentale per me che chi posa si fidi di me, sia entusiasta, un po’ eccitato, si senta incuriosito e a suo agio, abbia voglia di vedersi attraverso i miei occhi per ritornare, fondamentalmente, a se stesso. A volte è particolarmente difficile “penetrare” in certi animi allora tento di assecondare quella parte di “ombra” che percepisco nell’altro e tento di far penetrare un po’ di Luce attraverso il mio obiettivo fotografico. Ma mi sto rendendo conto che ci sono soggetti che in fondo nel “buio” ci stanno bene, quindi in quel caso uso luci soffuse e poco invadenti appositamente. Come a non voler (dis)turbare troppo i loro pensieri. Lo scambio emotivo ed emozionale fra me e i soggetti che fotografo è molto intenso, a volte sfiancante e dopo un servizio fotografico sono spesso molto stanca. E’ un ricambio continuo di energie, un tentare di “denudare” il soggetto mettendo il tutto sotto “una nuova Luce” per l’appunto. Quando si tratta invece di volti noti, abituati a posare, agisco in modo inverso cercando di de-strutturare la parte “pubblica” e far affiorare quella più intima e privata. Come e “sporcare” l’immagine. Desidero ritrarre quell’intimità, ma scatto quando la persona quasi non si accorge più di essere fotografata, non è un “intimo” voluto come vedo su certi giornali …. Vorrei fosse un “intimo” distratto. In entrambi i casi, comunque, ci vuole una gran quantità di tempo e impossibile da prevedere prima, come un “colloquio psicologico” che varia da persona a persona.
Io: Parliamo della mostra che accompagnerà la presentazione del tuo libro; quando, dove e cosa racconterà?
Gabriella: La mia prossima mostra, la quarta in ordine cronologico, si svolgerà Venerdì 19 Giugno 2015 ore 19 presso lo Spazio Espositivo “Via del Moro 49”, in Via del Moro 49 per l’appunto a Roma (zona Trastevere, a due passi da Piazza Trilussa).
Ci sarà anche la presentazione del mio primo libro. Ho scelto questo spazio espositivo, perché permette ampia autonomia di movimento nell’allestimento e perché è la tipologia di luogo che desidero in questa fase della mia carriera artistica.
Seguendo il consiglio del mio ufficio stampa, Rocchina Ceglia (che approfitto per ringraziare qui per la sua pazienza e professionalità), abbiamo deciso di fare un unico evento per dare più risalto alla cosa. A questo proposito, ho deciso di contattare un ufficio stampa perché non penso si debba essere per forza VIP per averne uno. Un'Artista può essere tale in varie accezioni e il mio lavoro, cosi variegato e divertente, mi porta ad avere contatti a tutti i livelli della società ogni giorno. Questa mia mostra racchiuderà circa 8-10 scatti che faranno parte del libro. Sarà un sunto del mio lavoro fotografico svolto fino ad oggi. Luci ed Ombre racchiuse nel volto di ognuno di noi. I visi parlano, basta soffermarsi ad ascoltarli.
Io: Oggi tutti si sentono fotografi, la tecnologia ha dato ampie possibilità di espressione a tutti, quasi fosse un gioco scattare, photoshoppare e trasformare foto banali in foto artistiche, come la vedi questa strana moda?
Gabriella: In realtà, a parer mio, scattare foto è un po’ come “giocare” fra l’attimo e il futuro, fra la realtà e la finzione. E’ giocare a mettere in pratica le immagini che la nostra mente ci propone o ci suggerisce e provare a tramutarle in realtà. Effettivamente oggi basta un cellulare per fotografare, ma non è detto che sia solo un male; come tutte le cose racchiude lati positivi e lati negativi. Ad oggi, tutti fanno tutto; son fotografi, scrittori, pittori nonché “tuttologi”, è la nostra era mediatica e di estrema/nulla comunicazione. Che dire? Da una parte ciò mi incuriosisce e mi diverte, dall’altra mi spaventa perché rischia di banalizzare l’unicità dell’Arte. Diciamo che però le “professioni” e la professionalità sono un’altra cosa, non basta avere un cellulare o una macchina fotografica compatta in mano se non si ha l’Occhio. Scattare una fotografia presuppone l’Idea di sapere cosa si desidera comunicare, presuppone riflessione. Forse è questo che distingue un fotografo da un fotoamatore? Si dovrebbe scattare per Passione e solo dopo per un compenso. Photoshop è un apprendistato lento e anche li ci vuole passione. Devo dire che ultimamente ho deciso di mettermici seriamente. Oggi il bravo fotografo è secondo me colui che sa mediare fra la pellicola di una volta e i moderni strumenti di computer. Ho appena deciso di imparare a ritoccare le mie foto e a renderle artistiche ma anche più moderne!
Io: Il fotografo è come l'artista, mette in luce se stesso, lancia un messaggio, guarda oltre la rappresentazione. Il tuo occhio cosa vede attraverso il soggetto e cosa vuol comunicare?
Gabriella: Il fotografo è l’Artista. Sempre più propendo per una profonda evoluzione del mio lavoro. Il mio occhio vede, tenta di vedere oltre, tenta di comunicare che l’Immagine che abbiamo di noi stessi ha dei limiti mentre quella potenziale no. Recentissimamente ho capito anche che mio malgrado devo modernizzare la mia visione artistica, mettermi più al passo con gli strumenti tecnologici che si hanno oggi. Uno dei miei fotografi di riferimenti è Eugenio Recuenco, o anche Erwin Olaf, mostri sacri della fotografia di oggi; loro riescono a mediare fra passato e futuro, hanno una maestria sia nella Fantasia sia nella tecnica! Ecco ciò che mi sono prefissata da oggi in poi. Sta cambiando il mio modo di vedere le cose, cambierà dunque anche il mio lavoro. Una delle prerogative dell’Artista è quella di potersi esprimere attraverso le sue opere, ciò significa che se nutre costantemente il suo cervello e la sua fantasia il suo lavoro cambierà costantemente. Sono quindi alla ricerca di me stessa per poter trovare gli altri e viceversa!
Io: Se non avessi fatto la fotografa quale mestiere ti avrebbe affascinata?
Gabriella: Se non avessi fatto la fotografa avrei fatto la regista. E non è comunque escluso che prima o poi inizi a maneggiare anche la macchina da presa, in fondo trattasi di fotografie in movimento. Al giorno d’oggi io già tento di “raccontare” storie attraverso i miei book, sono già immagini che si vogliono in movimento. Trovo il mestiere di regista interessantissimo; scava nell’animo umano, è un po’ un fotografo in movimento. Del resto, traggo molta ispirazione dai film, ambiento i book e cerco location particolari.

La cover del libro di Gabriella Deodato, “Luce q.b. Ricette d’aMore”.
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